I sei fratelli Tofano:
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Eugenio Tofano, nato a Napoli nel 1844 e cresciuto nell’ esilio, fu poi in Napoli giornalista, critico d’arte, avvocato, poi magistrato, infine, in Roma, Procuratore Generale di Cassazione. Sposò Elvira Guercia (figlia di Antonio Guercia, allievo e successore del Merca- dante come direttore del Conservatorio di San Pietro a Maiella) ed ebbe tre figli: Liana, Gilberta e Sergio. |
Eugenio Tofano e famiglia: Sergio, Gilberta, Elvira e
Liana
Fino all'inizio
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Sto era dunque figlio e nipote di magistrati. Così si trova scritto di solito in schede, risvolti di copertina e voci d’enciclopedie, come a dire che la sua vocazione teatrale piombò improvvisa su una famiglia che con l’arte non aveva niente da spartire. Non è vero. Oltre al padre, amante appassionato dell’arte, tra i cinque fratelli Tofano, figli di Giacomo, fratelli di Eugenio e zii di Sto, tre erano gli artisti : |
Zio Eduardo, pittore,
allievo di Domenico Morelli, che viveva a Parigi, dove esponeva al Salon
ed aveva molto successo come ritrattista.
(e su Eduardo pittore assai
squisito
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Tre quadri di Eduardo Tofano
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Zio Gustavo, pianista
e compositore che insegnava al Conservatorio Musicale di Bologna
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Zio Guglielmo, che coltivava
la poesia pur essendo un alto funzionario dello Stato
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A questi va aggiunto il nonno materno Alfonso Guercia, compositore e direttore del Conservatorio di San Pietro a Maiella, che insegnava anche a Londra come il suo allievo e amico Paolo Tosti. Ed infine sua figlia Olympia, cioè |
Zia Olympia, soprano, che visse a lungo in Russia come cantante alla Corte dello Zar e che aveva cantato all’incoronazione di Nicola II |
L’atmosfera artistica che circolava
in questa famiglia così legata, nella quale l’affetto era ravvivato
da tocchi di bizzarria, come i sigari che fumavano zia Olympia e mamma
Elvira e un fuoco di fila di scherzi, battute, versetti burleschi, calembours,
parodie e corrispondenze costellate da schizzi umoristici – tutto questo
ha sicuramente influenzato Sto bambino e adolescente. Il Risorgimento,
la giustizia, il rigore civile erano valori costitutivi ben assorbiti,
ma anche l’arte, in tutte le sue forme.
E il teatro? C’era stato anche quello in famiglia. “Nel corso del 1823 sorse un nuovo astro che per poco doveva brillare nel firmamento del Teatro tragico italiano, Niccola Tofano. Non era figlio d’arte: apparteneva ad una famiglia nobile del Reame di Napoli e sognò assieme a tutti i suoi l’unità d’Italia. Amante com’era delle lettere e delle arti, all’insaputa dei suoi nel 1823 si scritturò per un quinquennio nella Compagnia del Fabbrichesi. Nell’aprile del 1823 debuttò al Teatro dei Fiorentini con la “Pamela” di Goldoni. Fu un successo enorme. La sala dei Fiorentini eccheggiò di applausi e di evviva: sembrava che, oltre all’ammirazione per l’attore, i napoletani volessero manifestare al fratello di un emigrato politico il loro attaccamento alla causa della libertà nell’unico modo a loro consentito”. (Francesco Trinchera, “Monografia su Niccola Tofano”, Torino) |